domenica 30 ottobre 2011

Mente estesa ed ecologia dell'essere



Il nostro pianeta è un luogo di squisita bellezza, fatto materialmente con il respiro, il sangue, e le ossa dei nostri avi. Dobbiamo riprendere la nostra antica percezione della Terra come organismo, e tornare a rispettarla.

James Lovelock, Omaggio a Gaia.


La coscienza è qualcosa che noi facciamo, è definita dal nostro interagire con il mondo che ci circonda e dipende solo in parte dal sistema nervoso. Noi non siamo interamente nel nostro cervello ma siamo individuati dalla relazione che si instaura fra il nostro cervello, il nostro corpo e l’ambiente in cui siamo immersi. La nostra mente non è nascosta dentro il nostro corpo ma emerge dalla dinamica con cui ci relazioniamo col mondo. In questi termini parliamo di mente estesa identificando la mente con la vita stessa, con il sistema che tiene accesa la fiamma dell’autocoscienza universale. “In tale realtà nessun uomo è un isola e le modalità sensoriali sono veri e propri stili di esplorazione del mondo, che si differenziano l’uno dall’altro nello stesso modo in cui si differenziano gli stili dei musicisti”(1)

Nell’ottica di una mente estesa c’è da chiedersi se esistono modi di comunicazione con il mondo che integrino i dati sensoriali, quelli emozionali, e quelli sociali atti a formare un ente unico che possa svilupparsi secondo principi di armonia fra le parti e il tutto.

Un ruolo fondamentale è giocato dal simbolo inteso come legame e chiave di lettura del reale che si attua attraverso continui rimandi e spostamenti di significato

La presa sulla realtà attuata mediante una profonda immersione sensoriale e un coinvolgimento emozionale può salvare l’uomo dall’alienazione da una cospicua parte del proprio corpo rappresentata dall’ambiente in cui si vive. Tale legame ci assicura la possibilità di pervenire ad una nuova ecologia, un ecologia profonda che scaturisce dalla nostra attenzione verso il nostro corpo allargato costituito dal nostro corpo fisico e dall’ambiente in cui siamo immersi.

Concepire l’ambiente come parte di noi, assumere un rapporto di complicità con il nostro intorno rappresentato dal mondo implica un superamento della logica dicotomica che separandoci illusoriamente dal resto delle cose ci spinge alla volontà di possedere, ci identifica nella capacità dell’avere come modalità dell’essere

Si percepisce attraverso un azione del corpo, un corpo animato è un corpo partecipe allo spazio e alle cose. Secondo un approccio enattivo o esternalista alla percezione, l’esperienza è prodotta dall’integrazione fra percezione e azione, secondo tale ottica il percepire è un atto creativo che genera la realtà, la vita stessa consiste in continuo sforzo per rendere il mondo reale; attraverso la manipolazione e la rappresentazione della realtà creiamo mondi immaginari che indirizziamo verso una loro fattibilità nel reale, in una possibilità di esistenza, micro mondi di coerenza che come bolle di sapone si fondono o esplodono incontrandosi. Alla base della creazione vi è allora un continuo mutamento che, come la danza cosmica di Shiva crea e distrugge mondi e tempi.(2)

Considerare la percezione come atto creativo significa porsi all’interno dell’organizzazione del mondo non solo come parte in continuità fisica ma soprattutto come artefici di realtà: siamo parte del paesaggio, dell’ambiente e attraverso la percezione lo trasformiamo.

“Quello che ci circonda diventa parte di noi stessi, si infiltra in noi nella sensazione della carne e della vita e, quale bava del grande Ragno, ci unisce in modo sottile a ciò che è prossimo, imprigionandoci in un letto lieve di morte lenta dove dondoliamo al vento. Tutto è noi e noi siamo tutto; ma a che serve questo, se tutto è niente? Un raggio di sole, una nuvola il cui passaggio è rivelato da un’improvvisa ombra, una brezza che si leva, il silenzio che segue quando essa cessa, qualche volto, qualche voce, il riso casuale fra le voci che parlano: e poi la notte nella quale emergono senza senso i geroglifici infranti delle stelle.” F.Pessoa , Il libro dell’inquietudine , Feltrinelli, Milano 2004, p. 35

Il paesaggio può essere definito come una porzione del mondo reale delimitata spazialmente sulla base di processi e organismi: ne deriva che esistono tanti paesaggi quanti sono i processi e gli organismi. Il paesaggio viene perciò inteso come uno spazio geografico in cui la complessità ecologica è espressa in vario modo attraverso organismi concorrenti che, nelle loro funzioni, si sovrappongono e interagiscono in vario modo attraverso meccanismi di feedback. Ne consegue che

la dimensione di un paesaggio non è solo quella a misura d’uomo ma può essere anche microscopica se ci riferiamo a organismi come virus e batteri, o ridotta a pochi metri se ci riferiamo a piccoli organismi. Concepire il paesaggio come un organismo vivente che si auto organizza

comporta una descrizione sistemica delle sue caratteristiche intrinseche, come la teoria sistemica applicata al paesaggio rappresenta una svolta contro il meccanicismo cartesiano e in favore di una concezione unitaria del sistema uomo–natura.

La scienza sistemica sostiene che i sistemi viventi non possono essere analizzati nei termini delle proprietà delle loro parti. Le proprietà essenziali di un organismo appartengono al tutto e non alle singole parti: ne consegue che tali proprietà mutano quando il sistema viene diviso in elementi isolati. Caratteristica primaria dei sistemi aperti è il flusso di materia ed energia con cui si auto organizzano. Tutti i sistemi complessi sono aperti, ovvero scambiano materia, energia e informazioni con l’esterno. Il concetto di autorganizzazione è fondato su un anello di retroazione,

ossia una disposizione circolare di elementi connessi in cui una causa iniziale si propaga lungo le connessioni dell’anello, in modo tale che ogni elemento agisce sul successivo finché l’ultimo trasmette di nuovo l’effetto al primo elemento del ciclo. La conseguenza di questa

disposizione è che la prima connessione (input) subisce l’effetto dell’ultima (output), il che dà come risultato l’autoregolazione dell’intero sistema in modo che ogni componente di un sistema partecipa

alla produzione o alla trasformazione di altre componenti del sistema stesso. Una caratteristica importante degli anelli di retroazione consiste nel fatto che essi collegano sistemi viventi e non viventi, per cui non possiamo più pensare alle cose, agli animali e alle piante come entità separate, ma come componenti di una stessa struttura.(3)

Il simbolo è il legame fra noi e il mondo, l’anello di congiunzione dove la percezione del dato bruto diventa emozione e il significato delle cose si rivela nel suo grado più puro e universale.

Nel suo significato etimologico, simbolo (sum ba¢llein = unire) è un ponte che unisce due mondi. Il suo contrario è diavolo (dia ba¢llein = dividere). Il simbolismo scientifico rappresenta il substrato ed il linguaggio dove delle intuizioni vengono formalizzate ed analogamente avviene per quanto concerne la trasformazione e la rappresentazione del nostro ambiente. Alla base di ogni processo creativo, sia esso nel campo scientifico che in quello artistico, vi è l'intuizione che attraverso un apparato simbolico viene riportata al mondo e resa fruibile. La scienza, oltre ad essere "cultura del fare" è soprattutto generatrice di "visioni del mondo" che sono molto importanti per il nostro modo di relazionarci alla realtà stessa. Concepire il simbolo come punto di unione fra ambiti diversi del sapere significa ridefinire i nostri rapporti con il mondo stesso, anzi con mondi che hanno i loro significati abbastanza ben definiti e come delle bolle di sapone possono entrare in collisione compenetrandosi e dando vita ad intermondi che possono fornire ulteriori significati. Lo spazio organizzato dell'antichità è stato espressione simbolica dell'ordine del mondo; la correlazione al cosmo mediante l'imitazione, ad esempio, è una caratteristica non esclusiva degli edifici ma anche degli agglomerati urbani. La valenza simbolica degli artefatti dell’uomo è data in relazione a modelli del mondo definiti secondo teorie sulla natura dell'universo, quindi lo spazio organizzato ha in tal modo una funzione di ponte fra la percezione sensibile e quella sovra-sensibile. La forma costruita delimitata secondo rapporti dimensionali e definiti si contrappone alle forme naturali, quindi diventa misura della natura stessa. Nell'antichità lo spazio organizzato atto ad ospitare la vita, contrapponeva l'ordine al caos e gli astri stessi erano dei simboli che rappresentavano l'eternità nel loro movimento ciclico attorno ad un punto fisso. La volta celeste quindi delimitava lo spazio e il movimento degli astri ne misurava il tempo. Il simbolo è una rappresentazione schematica di un'insieme di idee, quindi ogni simbolo era parte di una trama di interrelazioni. Un artefatto è un simbolo in senso metafisico quando il suo aspetto fisico e la sua forma sensibile sono similitudini di paradigmi metafisici che derivano da principi che stanno oltre la capacità dei sensi. L'atto della creazione di un concetto procede di pari passo con l'atto del fissarsi in qualche simbolo. Ma come entrano in contatto il linguaggio simbolico della scienza e dell'arte e come possono influenzarsi? La risposta è forse banale: abbiamo bisogno di ritrovare un'unità perduta fra noi e la natura, fra noi ed il creato. Galimberti nel suo libro "La terra senza male" parla di nostalgia di un cosmo separato dal Logos dove però c'è stato un tempo in cui l'essere umano si sentiva intimamente connesso con l'universo mentre oggi "l'uomo non è più di casa sulla terra". C'è da chiedersi in tal senso come possono le teorie scientifiche avere un ruolo nella nostra "ripresa" dell'ambiente e del mondo in generale.

La produzione e la tecnologia durante tutto il Novecento, è stata caratterizzata da una separazione drastica fra uomo ed ambiente dove prevale la fruizione funzionale ed utilitaristica dello spazio costruito rendendo l'ambiente metafora di una macchina. Questa visione della realtà ha portato alla creazione di manufatti e agglomerati urbani senza alcun legame con il "mondo esterno", il contesto naturale è scomparso per dare spazio all'artificio. Nell'antichità scienza, arte e religione erano in stretta relazione, mentre l'arte e l'architettura del XX secolo hanno generato un simbolismo che deve molto alla scienza, come ad esempio una nuova visione dello spazio dovuta alla teoria della relatività. Nel cubismo, ad esempio, l'apparato simbolico rende visibile quasi in modo didascalico la portata della teoria della relatività che con altri sistemi descrittivi non potrebbe essere agevolmente interiorizzata.

Il simbolismo contemporaneo che lega scienza e mondo sensibile può essere rappresentato dal concetto di rete assimilabile ad una connessione infinita di cause.

La fisica quantistica, invece, non ha avuto fino ora influenza nei modi di fruizione dello spazio con la sua visione di una interconnessione profonda. Sappiamo che l'osservatore non può essere separato dal mondo osservato e quindi misurato, per cui ne consegue che non siamo separati dal nostro ambiente ma la nostra interazione con esso contribuisce a definirlo e a cambiarlo e osservando la realtà secondo un rapporto soggetto-oggetto ne privilegiamo delle parti a scapito di altre per poterle comprendere e ciò comporta una progettazione del territorio disorganica.

Bisogna concepire l'ambiente come un organismo in trasformazione, ma come trasferire i concetti di interdipendenza fra uomo e ambiente, fra osservatore ed osservato nella percezione e organizzazione dello spazio? La concezione sistemica della vita conduce ad una concezione di ecologia profonda che non separa gli esseri umani dall'ambiente naturale (come dice Fritjof Capra nel suo "La scienza della vita") e non separa gli uomini fra di loro. Per "riconquistare" la nostra umanità occorre ri-connettersi con la "trama della vita" distaccandosi dall'antropocentrismo.

Claudio Catalano


Note

(1) Alva Noe Perché non siamo il nostro cervello – cortina ed. p.66

(2) Claudio Catalano, “spazi emozionali” aracne ed. 2011 p. 87 e seguenti
(3) Claudio catalano, “architettura scienza e percezione p. 40 e seg.

sabato 28 maggio 2011

Spazi emozionali



Lo spazio emozionale è uno spazio primitivo soggiacente ad ogni spazio geometrico dove si muovono sia i corpi sia i nostri pensieri; una dimensione dove si dispiega la nostra anima. L’emozione è una lettura del testo del reale che interpretando il mondo lo riscrive
continuamente, essa permette di cogliere la magia del mondo laddove il magico è lo spirito trascinante fra le cose, l’emozione è comunicazione che non si serve delle sovrastrutture della razionalità, l’emozione comunica attraverso l’intuizione della presenza a noi
stessi nel mondo.[…]

L’esperienza è oggi manipolata, dilatata, addomesticata, il mezzo digitale amplia e omologa ma è anche un potente strumento di creatività e differenziazione: il corpo è protagonista assoluto all’interno dello spazio reale e nella sua dilatazione virtuale, il semplice atto
dell’osservare conduce a mutazioni fisiche dell’ambiente che possono essere amplificate mediante la tecnologia digitale e indirizzate verso un miglioramento della qualità di vita dove una percezione “aumentata” del mondo ci rende più liberi di scegliere e di apprezzarne
le caratteristiche più recondite.[…]



Il rapporto fra il corpo e le cose è alla base della conformazione dello spazio costruito, viviamo le nostre emozioni e le materializziamo nella realizzazione di spazi organizzati. Le emozioni e le sensazioni si estrinsecano nella forma e nella disposizione delle cose in un continuo intrecciarsi di azione e trasformazione; lo spazio emozionale è esperito dal corpo attraverso cangianti modalità percettive che acquisiscono la realtà nella sua densità, nel suo essere materia sensibile.[…]

La percezione tattile conferisce esistenza al mondo così come ci appare nella sua realtà in quanto può essere toccato. Il tatto ci fa “toccare terra”, ci fa “toccare con mano” la consistenza materiale del mondo. In tal senso il tatto si contrappone all’astrazione ponendosi come fulcro e origine di tutti gli altri sistemi percettivi. […]

Il senso delle cose scaturisce dalla percezione del loro apparato simbolico, è l’anticipazione di un’azione futura a far emergere il significato delle cose, un anticipazione che è un evento simbolico. Le cose in sé sono aperte ad ogni significato, a qualificarle è l’anticipazione
delle azioni future ma queste anticipazioni sono dei simboli che quindi non significano, ma agiscono, e la loro azione è l’attribuzione di un significato da cui dipende l’uso della cosa. […]

Molteplici universi convivono simultaneamente a più livelli, ad ognuno di essi è data la nitidezza della realtà quando gli altri retrocedono diventando sfondo. La relazione fra forme e significati è tutt’uno con la relazione fra mondi: il mondo dei sensi, il mondo della scienza, i mondi fantastici della follia e della creatività, i mondi soprannaturali. Così come si intersecano mondi allo stesso modo si generano atmosfere che fungono da collegamento fra noi e la molteplicità dei mondi. […]



Fonte: Claudio Catalano, “Spazi emozionali” Aracne ed. 2011
http://store.aracneeditrice.com/it/libro_new.php?id=5939

venerdì 27 maggio 2011

Limiti neuropsicologici del pensiero occidentale in rapporto alle moderne concezioni fisiche e astrofisiche



Il significato complessivo del lavoro riguarda i nostri limiti percettivi e cognitivi nei confronti del reale. La struttura neuropsicologica, che lungo i millenni si è creata, è anomala, nel senso che tra l’esterno e l’interno, tra il contenuto e il contesto, c’è uno scarto anomalo, e questo crea un dualismo nella formazione del pensiero che la cultura occidentale si porta dietro da sempre. Tale dualismo viene consolidato da diversi fattori, non ultimi il peso che hanno le forze gravitazionali sulla percezione, la struttura evolutiva e quella storico-dialettica del reale. Si concretizza in una dimensione psiconeurologica come un rigido schermo simmetrico tridimensionale, attraverso il quale noi vediamo il mondo esterno e sul quale è basata anche la nostra struttura matematica. Siccome anche la fisica teorica è interpretata attraverso la struttura matematica, si pone il problema della non coincidenza fra la struttura matematico-fisica e la “realtà naturale”. Questo schermo mentale è quello che deforma le categorie spazio-temporali e le rende tridimensionali o quadridimensionali e curve, nel caso relativistico, impedendo una concezione adimensionale ed infinita in tutte le direzioni delle medesime. La base neurologica di tutto questo sta negli Oggetti Mentali che formano il pensiero ed il tutto rientra nella dialettica Talamo-Corticale.
Questa concezione della coscienza neurologica, che ha alla sua base un sistema specifico e non, coincide attraverso le logiche mediazioni, col sistema psicoanalitico P-C (percezione-coscienza). E’ da questo sistema che, con un’epistemologia storicodialettica, ho asportato il concetto freudiano della “sublimazione” storicizzandolo e levandolo dal contesto psicoanalitico, al fine di trovare la chiave dell’allineamento ferreo e simmetrico degli Oggetti Mentali. Negli ultimi anni, ho verificato sul “campo”, seguendo gli alunni di prima elementare di Cerrione (BI) all’interno di un progetto di recupero, i legami fra la struttura degli insiemi e l’allineamento degli OM: il rispecchiamento di questi ultimi nella struttura degli insiemi è sorprendente. Gli insiemi sono la struttura base di molti sviluppi matematici, i limiti neurologici di tale struttura si riflettono sull’intera logica-simbolica a livello cognitivo. Lo schema percettivo complesso che ho dedotto in questi anni, sia tramite le mie esperienze dirette o indirette-internazionali, ricondotte a mie finalità, l’ho applicato alla riformulazione ed alla comprensione di momenti fondamentali e della fisica e dell’astrofisica contemporanea. Un esempio per tutti è quello della sua applicazione ai rilevamenti del 1919 nella Guinea spagnola, per provare la curvatura dello spazio intorno ad una massa.
Dottor Roberto Ettore Bertagnolio

martedì 14 dicembre 2010

A Room for London










At the beginning of the Olympic year of 2012, London will witness the inauguration of what will become one of its smallest yet most original and talked-about new temporary buildings: A Room for London.

The room will sit on top of the Queen Elizabeth Hall roof at the Southbank Centre in London and will allow up to two guests at a time a chance to spend a unique night in an exemplary work of art and architecture overlooking the British capital. This one-bedroom temporary home/hotel is being commissioned by Living Architecture and Artangel, two of Britain's leading cultural organisations.

martedì 23 febbraio 2010

architettura scienza e percezione

La cultura architettonica del XX secolo ha attuato progetti percorrendo un metodo cartesiano di separazione fra uomo e natura; si sono prodotti sistemi chiusi di forme preordinate rispecchianti una logica dicotomica che divide la realtà in sistemi opposti e inconciliabili.
La natura non è una macchina e il considerarla tale significa perdere di vista le connessioni che tengono in vita noi e l’intero universo. Tutto l’esistente è profondamente collegato e questo implica la presa in considerazione di un ipotesi ecologica dove l’equilibrio si attua attraverso l’auto organizzazione di entità complesse composte da esseri viventi e natura. Compito dell’architettura è dare significato al nostro essere al mondo rendendoci parte integrante della realtà che si rivela nella sua intima essenza soltanto attraverso un’ esperienza percettiva globale.

martedì 9 febbraio 2010

percorsi emotivi fra i sassi di matera

Il percorso come strumento estetico per conoscere e rendere
percepibile lo spirito dei luoghi attraverso una lettura simbolica e sensoriale

venerdì 17 luglio 2009

Architettura e percezione sensoriale


“Possediamo oggi scienza esattamente nella misura in cui ci siamo risolti ad accogliere la testimonianza dei sensi, nonché nella misura in cui li affiniamo, li armiamo e insegniamo loro a “pensare” fino in fondo.” F. Nietzsche
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La percezione dell’ambiente antropizzato si è sviluppata attraverso il dominio del senso della vista e dell’udito a discapito degli altri sensi e delle possibili interazioni fra essi. Già nella Grecia classica il senso della vista aveva un importanza primaria per il processo di conoscenza: Platone e Aristotele consideravano la visione come la più importante facoltà dell’uomo perché più vicina all’intelletto. Nel Rinascimento, la rappresentazione dello spazio caratterizzata dall’invenzione della prospettiva ha fatto della vista il cardine del mondo percepito. Le moderne tecnologie digitali, basano il proprio rapporto con l’uomo esattamente sulla vista e sull’udito. Le informazioni vengono elaborate per essere percepite dall’occhio o dall’orecchio, la iper stimolazione visiva ed uditiva anestetizza le percezioni basate sulla totalità dei sensi, la realtà virtuale è priva di tutti quei segnali che, elaborati dal nostro cervello, ci aiutano ad avere una complessa concezione spaziale. Mentre la nostra esperienza del mondo si basa su una complessa integrazione dei sensi, l’architettura basata sulla fruizione superficiale viene pensata e realizzata per il solo senso della vista rendendola in questo modo pura immagine che non crea un ambiente sensorialmente interessante.
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Secondo l’architetto finlandese
Juhani Pallasmaa, l’architettura si è trasformata in un’arte visiva: invece di proporre la creazione di un microcosmo per l’esistenza umana e una rappresentazione del mondo incarnata, insegue immagini retiniche dalla comprensione immediata. Soltanto un’architettura che preveda un’esperienza multi-sensoria può essere significativa: uno spazio che si può misurare con gli occhi, il movimento il tatto, gli odori, che realizzi cioè una compresenza di sensazioni che mettano in rapporto l’intera percezione del nostro corpo con l’ambiente costruito.


Paul Virilio parla di abitante onnipolitano cioè di cittadino della “città senza limiti” che smarrisce i riferimenti spazio- temporali nel nuovo habitat prodotto dall’impoverimento di stimoli sensoriali. L’elemento caratterizzante è la constatazione della simultaneità dei luoghi e della compressione spazio-temporale che fanno dell’habitat o dell’ambiente un entità estranea al nostro corpo. Nella situazione di onnipolitano le persone diramano attività, ambizioni e progetti in molte e diverse direzioni, tutte viabili, nessuna definitiva. Nelle frequenti dislocazioni le persone non hanno più il tempo per “stare” e “sentire” la città e finiscono spesso in una situazione di privazione sensoriale. Secondo Gaetano Mirabella “ i sensi diventano sempre più ”estranei” perché sempre più coadiuvati da “protesi” tecnologiche, che riproducono tecnologicamente processi che appartengono all’uomo, rendendoli tuttavia per lui irriconoscibili. Sembra che l’uomo contemporaneo voglia abbandonare il suo statuto di individuo per innestarsi in un corpo più vasto trasformando l’onda isolata che rappresenta la sua mente, nel mare di una “presenza definitiva” Per essere parte attiva di questa intensa consapevolezza, si avverte che bisogna sparire come individui e divenire flusso che scorre senza ostacoli e senza opposizioni.

La percezione è una funzione la cui peculiarità consiste nel farci raggiungere degli oggetti nello spazio attraverso degli stati della nostra persona, i quali, a questo titolo, sono soggettivi e non spaziali ( H. Jonas, philosophische Untersuchungen und meta physische vermutungen) Gli strumenti di misurazione e le tecnologie di osservazione possono essere assimilati a protesi di senso mediante le quali percepiamo aspetti diversi del mondo, la cui configurazione cambia al variare del sistema di misura-osservazione: altri mondi appaiono in funzione al mezzo, la tecnica diventa ponte fra la mente e mondo, si potrebbe pensare ad una scoperta-generazione della realtà percepita attraverso il sistema di misura.
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La formalizzazione dello spazio collettivo non può non passare per una progettazione che tenga conto di processi polisensoriali nella fruizione del luogo, oltre al piacere visivo-estetico, lontani quindi dall’estetismo postmoderno, le relazioni umane negli spazi privati e collettivi saranno improntate sull’influenza fra cose e persone. Plasmare un mondo attraverso la globalità della percezione oltre alla sola astrazione visiva sarà un passo verso uno spazio umano sostenibile che si trasforma e si modella in sintonia con il nostro sentire. Pre-vedere simili luoghi significa avere a disposizioni tutti i dati del reale, e lavorare con le percezioni prevedendo mappature legate ai sensi che nella loro variabilità e interrelazione vanno a conformare nuovi sistemi di intendere il mondo. I mezzi tecnologici della percezione allargata saranno strumenti di progetto e di fruizione dei luoghi.

L’integrazione corpo-ambiente è alla base di un funzionalismo sensoriale caratterizzato da una integrazione fra artificio e natura secondo i dettami di una ecologia profonda che basa la sua essenza sull’autopoiesi dove l’uomo è perfettamente cosciente dei processi evolutivi dell’ambiente dato che avrà aumentato le sue capacità percettive e i suoi sensi non lo inganneranno sulla giusta direzione delle trasformazioni di cui egli è osservatore e fautore. L’ecosistema digitale”, nell’accezione che descrive la relazione tra dinamiche evolutive, reti informatiche e la capacità di tali sistemi di auto-organizzarsi deve integrarsi con l’ecosistema naturale e all’ambiente umano dove tutti i sensi contribuiscono alla fruizione-costruzione del mondo.
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Attore principale del costituirsi dell’ambiente-organismo vivente è l’uomo che interagisce con il contesto, i sistemi di interazione sono fondamentali per la perfetta integrazione uomo-natura: l’ambiente antropizzato può essere schematizzato secondo una disposizione di layer che interagiscono fra loro, i layer (livelli di percezione sensoriale) saranno alla base della prefigurazione del processo di creazione e fruizione dello spazio; essi sono delle mappe dimensionali relative alle caratteristiche fisico-chimiche del contesto e descrivono le caratteristiche della materia, i campi elettromagnetici, l’ambiente sonoro (soundscape), la composizione dell’atmosfera, le proprietà termiche etc.
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I Layer sono implementati all’interno di un software e permettono di decidere la direzione evolutiva dello spazio tenendo conto di una logica che pone il coinvolgimento uomo-natura ad un livello del sentire espresso in modo totalizzante ricordando però che, parafrasando
Merlau Ponty, questa è soltanto un ipotesi ausiliaria formulata per salvare il pregiudizio di un mondo oggettivo e prevedibile ma che obbiettivamente dobbiamo riconoscere l’indeterminato come fenomeno positivo: un territorio dove le analisi logico–scientifiche non possono dare un quadro sufficientemente completo ma possono però munirci di una matrice di trasformazione della realtà non secondo sistemi astratti ma con un linguaggio di confine fra il dominio dell’arte e quello della scienza.
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Bibliografia di riferimento
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Daniela Martellotti, Architettura dei sensi, Roma, Mancosu, 2004,

Renaud Barbaras La percezione, saggio sul sensibile, mimesis 2002
Anna Barbara Anthony Perliss Architetture invisibili, skira 2006R.
Murray schafer Il paesaggio sonoro, ricordi lim 2007
Gaetano Mirabella Pensiero liquido e crollo della mente Palladio editrice di Salerno
Maurice Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, a cura di Andrea Bonomi, Milano, Il Saggiatore
Juhani Pallasmaa, Gli occhi della pelle. L’architettura e i sensi, Milano, Jaca Book, 2007,, (I. ed. britannica, 2005).

lunedì 29 giugno 2009

INCREDIX LAB DESIGN


INCREDIX LAB DESIGN

è un laboratorio di design di ricerca, nel nostro laboratorio ricerchiamo e sperimentiamo la materia, per nuove espressioni del BELLO per allestimenti ed exhibition design, per lavori su commissione e per progettazioni di interni, per prodotti di industrial-design o per consulenze per aziende, progettiamo e autoproduciamo design d'autore, lampadari, luci-scultura,mobili,archi-sedute,oggetti-pensiero,e opere di design-art; tutto parte dalla materia,dalle modernissime resine all'antichissima pietra fino agli oggetti di recupero fatti rinascerere per nuovi messaggi http://www.incredix.it/home.html

mercoledì 27 maggio 2009

domenica 10 maggio 2009

Bacteria Powered Fuel Cells


http://www.tr.yamagata-u.ac.jp/~nkaku/MFC1.jpg

Il passaggio tra una societa industriale alla societa della conoscenza ( Knowledge Based Bio-Economy) comporta lo sviluppo di strategie capaci di superare la inefficienza delle concezioni meccaniche che hanno indotto a trascurare la poca efficenza della combustione, e quindi hanno condotto a creare metodologie inquinanti di utilizzazione della energia come calore. La energia in tutta la cultura meccanica occidentale e'stata preferenzialmente considerata come derivante dal Fuoco, come si ricorda dalla leggenda di Prometeo. La concettualita scientifica sviluppata dalla scienza meccanica in epoca industriale ha pertanto creato la nostra dipendenza da le sostanze che bruciando producono calore e che quindi generano energia, ma contemporaneamente producono inquinamento dell' aria dell' acqua e del suolo della terra . Lo sviluppo industriale basato sulle conoscenze “meccaniche” determina oggi forti dis-economie di scala proprio in quanto il sistema di sviluppo industriale sta diventando con tutta evidenza insostenibile essendo deleterio per la stessa vita dell' uomo sul pianeta.

· Pertanto inizia l' epoca Post GENOMICA che va oltre l' immaginario di Prometeo ( Beyond Prometeus ERA . European - Research Area of no-thermal energy usage) la quale e' basata sullo sviluppo delle scienze della vita e piu in generale sulla ricerca di produzioni di energia non derivanti dal calore ma direttamente dal sole dal vento dalle acque e dalla terra.
· In questo contesto di superamento del Paradigma di Prometeo, si collocano anche le ricerche e le applicazioni delle BIO-FUEL CELLS (BFC) che ricavano elettricita' da terreni o fanghi contenenti acqua e batteri tra i quali esistono speciali ceppi “elettrogenici”.
· Infatti si puo ottenere energia elettrica dalla energia biochimica dei batteri esistenti nell' humus del suolo, senza passare attraverso la energia termica, proprio in quanto il calore e' energia degradata,in quanto solo in grandi quantita' e' convertibile con una efficienza bassa ( meno del 40% calcolabile teoricamente dal Ciclo di Carnot) in atre forme di energia meccanica o elettrica con enorme spreco energetico e grande generazione di inquinanti.
Batteri http://www.ecologiae.com/motore-batteri-nanotecnologie/4831/


· E' quindi oggi possibile costruire apposite celle a combustibile microbiche , che utilizzano batteri selezionati “elettrogenici” , normalmente capaci di agire in condizioni anaerobiche, migliorando il rendimento delle sperimentazioni fatte direttamente sul terreno , in modo che le BFC possano utilizzare vari materiali organici ( fogliame, erba, carta, fieno letame, ed molti altri materiali organici di scarto ) che quel particolare ceppo di batteri selezionati, riesce a degradare, liberando elettroni che possono entrare nel circuito elettrico producendo corrente.
· Infatti quando i microbi respirano in condizioni di carenza di ossigeno (respirazione anaerobica) , estraggono elettroni dalla fermentazione di materiali organici e quindi questi possono trasferirli ad elettrodi di metallo o di altri elementi , producendo bio-elettricita’ .
· Ho iniziato ad interessarmi delle BFC per l' Africa, per una collaborazione con il CENTRO IDEE del BENIN ( 23-27-Aprile/2009) , pensando ad una semplice possibilita' di illuminazione della capanne esistenti ancora in vaste aree dell' Africa.
· Di ritorno dall' Africa ho partecipato al Convegno sulla “Bio-elettricita microbica” ( del 08 Maggio 09 al Polo Scientifico di Sesto F.NO, i cui atti possono essere richiesti al prof Renato Fani , r_fani@dbag.unifi.it), dove varie relazioni hanno delineato lo stato dell' arte sulla bio-conversione in elettricita' facendo il punto sulle possibilita di sviluppo delle BIO-FUEL CELLS per ottenere fonti alternative di energia , mentre ceppi selezionati di batteri purificano per digestione degli inquinanti organici le acque reflue degli scarichi cittadini.
· Lo studio delle migliori configurazioni delle Celle a BIO-FUEL e' assai recente, pertanto tali studi si accentrano oggigiorno tra lo studio delle bio- e delle nano tecnologie . Infatti con le nanotecnologie si evitano dispersioni della energia prodotta, e si riesce meglio a concentrarla e contenerla in celle sempre piu' miniaturizzate da renderle in un futuro prossimo sistemi facilmente commercializzabili.

- Biblio On Line -

(1)Beyond prometeus management:


giovedì 12 marzo 2009

giovedì 19 febbraio 2009

Turning Flat tower


Typology of intervention: mixed use eco sustainable tower concept design Location: Dubai U.A.E Designers : Arch. Claudio Catalano http://www.claudiocatalano.com/ Purchaser : Emirates Developers

The turning flat tower intends to be the organic answer to the rising use of renewable energies in architecture and especially on high buildings, aiming to an integration of the building with the energy climatic reality of the place . An organic building is conceived by principles of development originated from the interaction with the energy and its exploitation. Shape, structure and energy are the three variables on the basis of the concept. The building is developed up right and dynamically as a plant that takes up its shape from the outward elements which it interacts with. The tower is altogether 361metres high and with 73 floors destined to hotels, restaurants, conference halls and offices for a whole area of 84.400 square metres. The covering and the inner parts were conceived as an intricate circulatory system that allows the cooling of the air and outside such a system made up of solar syphons permits the natural ventilation on the different storeys, the system of ventilation gives the tower its typical slenderness. The 90° rotation, according to the vertical axis, gives more dynamism to the whole and optimizes the natural ventilation, whereas the attics are fixed to the central bearing wall and to these the front and the inner circulating systems; about the front opaque elements it will be used aluminium with an integration of photovoltaic equipment that will be also used for the transparent curtain wall areas. The natural cooling system and the integrated photovoltaic system guarantee the energy self-sufficiency of the tower. The turning flat introduces the concept of sound planning connected to the concept of tower typology: it is formed in such a way that by the impact of the wind and the flow of thermal current its walls produce harmonic sounds so that to create a resonant habitat only hardly perceptible, but that contributes to link the tower to the place where it originated; the acoustic design becomes an integral part of the architectural concept with the hope that whole towns can pay attention to their environment and sound features getting rid of the white noise that marks the current acoustic pollution.

sabato 14 febbraio 2009

BEYOND PROMETHEUS MANAGEMENT

http://img478.imageshack.us/img478/4909/pandfq1.jpg
Paolo Manzelli ; pmanzelli@gmail.com ; www.edscuola.it/lre.html ; www.egocreanet.it

Abstract :In Greek mithology Prometheus was a Titan wo made human beings out of natural life . He stole fire from haven to help humans to be free from the power of Zeus. Beyond Prometheus is today a strategy to find be a new agreement with the opportunities of evolution of nature based on creative research development.

La maggior parte dei dibattiti contemporanei sulla crisi ed il suo superamento, iniziano con la necessita di rileggere il mito di Prometeo per creare una nuova strategia di sviluppo eco-sostenibile basato su produzioni che non fanno riferimento a concezioni meccaniche di utilizzazione di energia calorica , come sono ad es. le nano e le bio tecnologie e le fonti alternative di energia. Ricordiamo una traccia del mito di Prometeo ( nome che trae il suo significato da colui che ha premeditato) . Prometeo nell' antico mito Greco era un Titano (semi-dio) che insegno agli umani l' uso del fuoco provocato dai fulmini di Zeus provenienti dal cielo, per indirizzare gli uomini contro le leggi della natura gestita dal potere degli Dei dell' Olimpo. ZEUS, come viene descritto nel poema epico di Esiodo"la Teogonia"(VIII secolo a.C.circa) sentendosi tradito, decise di vendicarsi di lui e della razza dei mortali infedeli, ed ordinò al dio artigiano del legno Efesto ed agli altri dei di incarnare un nuovo tipo di essere umano,affascinante ma perfido. Cio fatto, pertanto invio la bellissima Pandora (una donna curiosa ed ambiziosa) a portare nuovi doni sulla terra, per sposare l'ingenuo fratello di Prometeo Epimeteo . Pandora recò con sè il vaso d'argilla donatole da Zeus , il leggendario contenitore di tutti gli influssi sopranaturali, il dolore, la fatica, la malattia la pazzia e altri mali psicofisici prima di allora sconosciuti al mondo degli uomini. Quando Pandora spinta dalla curiosità, apri il dono di nozze, il terribile contenuto si spigiono' fuori e si propagò, lasciando che soltanto la speranza, in forma di una rondine, restasse nel vaso, come possibile ripensamento. A Prometeo Zeus riservò una punizione senza speranza. Efesto incatenò Prometeo ad una rupe solitaria dove ogni giorno un'aquila in volo veniva a cibarsi strappando il fegato del prigioniero per divorarlo;ma Prometeo essendo un semi-dio non poteva mai morire, cosi che ogni notte il suo fegato ricresceva e l' aquila ripeteva la tortura ad ogni sorgere del sole. La punizione di Prometeo fu il tema della tragedia teatrale "Prometeo incatenato"(455 a.C.circa) tradizionalmente attribuita al drammaturgo ateniese Eschilo, che contiene la previsione che con il permesso di Zeus infine Prometeo sarebbe stato liberato per evitare il piu' completo disastro della natura. La crisi odierna dello sviluppo fa pertanto riferimento all' antico mito di Prometeo ed alla “speranza” e cioe' che lui stesso potesse liberarla facendo volare la rondine dopo ever rotto il vaso di Pandora . Poiche il fuoco ( energia calorifica) è il mezzo con cui la scienza e tecnologia "meccaniche" hanno permesso uno sviluppo capace di distruggere progressivamente l' ambiente naturale ed anche hanno insegnato aglio uomini di distruggersi l' un l' altro come era stato voluto alla punizione di Zeus. Il mito di Prometeo , come disse Platone, descrive infatti come il fuoco ha dato origine alla tracotanza e causato grandi guerre tra gli esseri umani; non e' un caso che il premio Nobel sia stato istituito dall' inventore della Dinamite, dopo che suo fratello mori per l' esplosione della sua fabbrica.Pertanto, oggi coesistono le due prospettive adottate nel dibattito contemporaneo e manageriale sulla tecnologia, troviamo infatti alcuni manager che vogliono vedere Prometeo agire contro natura favorendo una umanità che ambisce ad esercitare il massimo il potere del fuoco nel distruggere la natura, e gli altri invece che iniziano a vedere come il Prometeo "Incatenato" sappia aprirsi ad un ripensamento cosi da avere il coraggio di spezzare le catene ed aprire il vaso di Pandora alla speranza di un rinnovamento futuro dello sviluppo e ristabilire la pace tra gli umani. Lo scontro culturale odierno tra due tipologie di management tecnologico e' davvero titanico; la diversita' delle due aree di pensiero si puo sinteizzare tra coloro che tradizionalmente procedono nell' idea di progresso perseguendo strategie competitive basate sul potere del fuoco, ed altri che di recente prediligono lo sviluppo di una intelligenza connettiva, per attuare un deciso cambiamento, basato la creazione di network cooperativi a grande impatto comunicativo, guidati dalla ricerca di nuove strategie di conoscenza, alla scoperta dei segreti piu' intimi della natura con la intenzione di farla evolvere anziche' finirla di distruggere.La attuale crisi soffre quindi di una effettiva “criticita culturale” la quale impedice alla gente di capire cosa sta avvenendo ; pertanto anche l' aver tratteggiato in questo breve scritto quale sia il nodo del contendere, rifacendosi a una far capire l' antica origine dello scontro culturale odierno tra due sostanziali impostazioni del rapporto tra scienza ed economia , puo' essere utile a coloro che piu' per ignoranza che per incapacita si trovano a prediligere lil management sociale ed economico di coloro e tentano di riformare e revisionare la vecchia ed obsoleta strategia dello sviluppo meccanico, anziche favorire lo sviluppo creativo basato sulla ricerca delle nuove opportunita di produzione e sviluppo. Su questo fronte, oggi minoritario, “CREATIVE CLASS NET” ha optato di schierarsi per favorire la seconda area di sviluppo concettuale e produttivo, collaborando alla strategia di management del cambiamento creativo, nella quale produrre significa anche creare una cultura capace di supportare l' innovazione scientifica e tecnologica delle nano e bio-tecnologie nonche' delle forme di energia alternativa , al fine di superare, almeno a lunga scadenza , ogni logica di sfruttamento meccanico della natura basato su il calore come fonte di energia infrarossa.

martedì 10 febbraio 2009

BEE’S - 2007 Susana Soares Design


BEE’S explores how we might co-habit with natural biological systems and use their potential to increase our perceptive abilities. We have always co-existed with these systems, but their potential was unknown.
The overall project aims to create platforms to generate sustainable symbiotic links where the potential of those natural systems around us can be wisely used.
The project is based on ongoing research about insects’ phenomenal odour perception, in particular bees. They can be trained within minutes using Pavlov’s reflex to target a specific odour and their range of detection includes chemical threats, toxins and diagnosing diseases.
The first developments consist in a series of alternative diagnosis tools that use trained bees to perform a health check up and detect diseases in someone’s breath.
Those glass objects have a smaller chamber that serves as the diagnosis space and a bigger chamber where previously trained bees are kept.
People would exhale and the bees would rush into the smaller chamber if they detect something.
One of the aims is to develop collaborative relations between science and design translating the outcome into systems and objects that people can understand and use.

lunedì 19 gennaio 2009

ECOBAY: photovoltaic waterfront in Dubai

Claudio catalano Architect

Location: Dubai Area waterfront 340.000 sqm, Length forehead sea 3.180 mt, Residential area 112.000 useful sqm, Gemstone hotel n. 10 towers h. 90 mt, area sqm 25.000 for every tower, Mall and mixed use 400.000 sqm, Bay tower hotel height 170 mt. area mt. 35.000, All the structures will be endowed with panels and systems of photovoltaic façade, Other systems photovoltaic will be integrated in the park, Energy solar Dissalatoris will furnish necessary water to the growth of the varied arboreal kinds, The whole waterfront will exclusively be pedestrian and the automobiles will have access to the inferior level with situated parking lot on the central axle under the mall and the blocks residential elevators and mobile staircases will directly bring to the plan of the park.Aggiungi immagine

mercoledì 14 gennaio 2009

Finalità del progetto Science&Design


Science&design nasce come open network di scienziati, designer, artigiani, e artisti, la cui funzione è quella di favorire la produzione di nuove idee, tecnologie e contenuti. Questo nucleo sarà circondato da un ampio gruppo di professionisti nel mondo degli affari, che tramuteranno in prodotto il valore delle idee. Il progetto intende porre in comunicazione diretta il settore artigiano e industriale con le nuove opportunità tecnologiche offerte dalla ricerca sui materiali, in modo da sviluppare una rete di imprese che possa integrarsi come fornitori e partner nel campo delle bio e nanotecnologie e dei materiali interattivi. Il progetto science&design avrà come scopo fondamentale la trasmissione della conoscenza attraverso la rete e workshop e seminari formativi. Le imprese artigiane, i designer e tutti gli attori della progettazione e della produzione possono ottenere una maggiore visibilità e credibilità sul mercato, contatti facilitati con il mondo delle imprese scientifiche, un’offerta più efficace di prodotti e servizi specifici oltre allo studio di nuovi progetti innovativi.Con la rete science&design i ricercatori, le imprese e i laboratori possono trovare un unico referente per le proprie necessità, maggiore facilità di ricerca di una particolare impresa, e proposte di sviluppo di nuovi prodotti e servizi per future ricerche scientifiche.